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Rosso fiorentino

Il cotto dell'Impruneta, l'orgoglio di un borgo a pochi km da Firenze.

Rosso fiorentino

Di che colore è Firenze? Guardandola da un punto panoramico come piazzale Michelangelo si nota subito il caldo color mattone della cupola di Santa Maria del Fiore che viene ripreso dai tetti del centro storico e i grandi vasi che ornano i giardini all'italiana. E la risposta a questo punto diventa: rosso Impruneta. Un nome che prende il nome dal borgo di collina a pochi chilometri da Firenze, rimasto custode dell'antica tradizione del "cotto fiorentino". Una gita all'Impruneta può riservare molte sorprese, oltre alla tentazione irresistibile di portarsi a casa un oggetto in cotto artigianale con il suo inconfondibile stile toscano.

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Una gita all'Impruneta

L'argilla che si estrae in questa zona nei mesi di luglio e agosto è uno dei segreti del cotto dell'Impruneta. Poi ci sono il fuoco, l'aria, l'acqua e la sapienza dei maestri fornaciari che fin dal Medioevo erano un punto di riferimento per artisti come il Brunelleschi e anche per famiglie nobili e istituzioni che richiedevano vasi, formelle, orci e materiali di costruzione per palazzi e chiese.

Il panorama è calmo e armonioso, punteggiato da cipressi. Arrivando al centro del paese in piazza Buondelmonti e poi scendendo verso il quartiere delle Fornaci ovunque lo sguardo è attirato dalle sfumature accese del cotto che è protagonista assoluto di questo territorio.

I numeri civici ma anche i tabernacoli votivi, le insegne dei negozi e i grandi vasi decorati ribadiscono che questo è il luogo dove l'arte del cotto ha raggiunto i livelli più alti.

Non a caso designer e architetti come Renzo Piano e Mario Botta hanno spesso collaborato con gli artigiani dell'Impruneta a dimostrazione che questa arte non è rimasta ancorata al passato ma è anche in grado di rinnovarsi verso il futuro. Sulla piazza Buondelmonti è d'obbligo una visita alla bella basilica di Santa Maria che ospita opere di Luca della Robbia e Michelozzo da Forlì. A fianco il Museo del Tesoro custodisce oggetti preziosi donati dai Medici al santuario per onorare la miracolosa Madonna dell'Impruneta.

Nell'ombra delle Fornaci

L'attrattiva più forte, però, è la visita alle fornaci soffermandosi in particolare nelle antiche botteghe artigianali che raccontano una storia attraverso l'opera dei maestri fornaciari. E' il caso del laboratorio di Mario Mariani, un luogo avvolto dalla penombra dove si impara come gli oggetti in argilla appena plasmati con la tecnica del "colombino" o nelle forme in gesso sono lasciati asciugare lentamente finchè da grigio verdi diventano sempre più chiari. Quando sono un numero sufficiente vengono raggruppati nella fornace dove cuociono ad altissima temperatura fino a tre giorni e questo "passaggio di fuoco" dona quel colore rosso che contraddistingue il cotto dell'Impruneta. Anche la Fornace Masini conserva una struttura tradizionale con il cortile dove vengono esposti i grandi vasi decorati, il loggiato da cui si accede ai laboratori e due antichi forni settecenteschi. La fornace Terracotte di Poggi Ugo pur essendo una delle più antiche dimostra nella sua produzione artigianale anche una vocazione alla modernità con opere di design create da artisti contemporanei.

Il sapore che nasce dal fuoco

Infine, se il girovagare tra botteghe e fornaci ha fatto venire appetito non rimane che assaggiare il piatto più tipico della zona: il "Peposo alla fornacina". Si tratta di un piatto di carne cotto lentamente sul fuoco insieme al vino rosso e aromatizzato con abbondante pepe. Si dice che lo inventarono i "fornacini" dell'Impruneta mettendo un tegame di carne all'imboccatura del forno che cuoceva vasi e mattoni. Oggi si può gustare al Ristorante Il Battibecco in uno splendido parco appena fuori dal paese di Impruneta.

Gli indirizzi da segnare in agenda

Fornace Masini - via delle Fornaci, 57
Fornace Mario Mariani - via di Cappello, 29
Terracotte di Poggi Ugo - via Imprunetana, 16

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